Ouverture 2024 celebrates 40 years of activity of Castello di Rivoli. The title Ouverture intentionally references the one used for the inaugural exhibition curated by Rudi Fuchs, the first Director of Castello. Opened to the public on 19 December 1984, the exhibition was conceived as a hypothesis for a future collection. Focused on works that were new or recent at the time, the exhibition recognised the value of individual artistic research rather than adherence to specific art historical movements. Ouverture 2024 reactivates the same principles, presenting the exceptional collection the institution has since built.
The project primarily focuses on works from the collection produced since the 2000s—with some exceptions, added as desiderata, as Fuchs did—to reaffirm the institution’s essential focus on contemporary art. Ouverture 2024 is conceived as a proposal for a 21st-century museum, rooted in Europe but open to a broader global vision. As in the original version, the exhibition gathers voices that have deeply influenced the artistic discourse and is inspired by principles of inclusion, social and cultural participation.
Ouverture 2024, si concentra principalmente sulle opere della collezione prodotte a partire dagli anni 2000 – con alcuni prestiti che, come per Fuchs, sono aggiunte quali desiderata – per riaffermare l’essenziale focus sul contemporaneo dell’istituzione. Il progetto espositivo concepito per l’occasione si snoda attraverso i due piani aulici del Castello di Rivoli e ripercorre numerose urgenze che connotano la contemporaneità.
Al primo piano, la crisi ecologica e le possibili forme di empatia tra specie sono alla base delle opere di Ingela Ihrman, Otobong Nkanga, Anri Sala e Roni Horn. Le problematiche legate alla verità nella rappresentazione e al ruolo delle immagini nella società mediatica sono al centro delle ricerche di Hito Steyerl e Pierre Huyghe. Storia, memoria e situazioni di conflitto definiscono i lavori di Michael Rakowitz, Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla e Marwa Arsanios, mentre gli aspetti più oscuri del passato sono esplorati da Roberto Cuoghi e Chiara Fumai. La fallibilità del corpo umano è fonte di ispirazione per Nairy Baghramian arrivando alla consapevolezza espressa da Robert Gober attraverso opere appositamente concesse in prestito per l’occasione.
Il percorso di Ouverture 2024 prosegue al secondo piano con l’indagine che Cooking Sections dedica alla relazione tra il cibo e l’inquinamento ambientale, tema ulteriormente elaborato da Anna Boghiguian. Il contrasto tra esperienza digitale e fisicità del corpo è affrontato in maniera differente da Anne Imhof, Alexandra Sukhareva, Sara Enrico e Ed Atkins. Le conseguenze del colonialismo sono riscontrabili nelle opere di Nalini Malani, Francis Offman, Maria Thereza Alves e Zhanna Kadyrova. Le tematiche della scomparsa e dell’assenza riverberano nella ricerca di Lara Favaretto, con una significativa opera concessa in prestito, mentre Mario García Torres approfondisce l’ossessione per luoghi e pratiche artistiche di generazioni precedenti. La relazione tra ricerca scientifica, immaginazione e condizione umana muove i lavori di Jenna Sutela e Micol Assaël. Il percorso espositivo arriva alla Manica Lunga con Olafur Eliasson, con un’indagine che accoglie la memoria dell’incontro con la natura, la responsabilità del pensiero ecologico e la sperimentazione scientifica e tecnologica.
Il progetto espositivo segna la continuazione di un percorso verso la costruzione di un museo aperto, inclusivo, pensato per coinvolgere punti di vista e narrazioni diverse. Ouverture 2024 vuole essere preludio di qualcosa a venire, ma saldamente radicato in ciò che lo ha preceduto, pensato come un viaggio attraverso capitoli specifici della storia del Castello di Rivoli e il suo futuro che ne rinnova la funzione di dispositivo di conoscenza, riflessione, crescita personale e sociale.