Teatrum Botanucum non vuole essere una mostra convenzionale, ma un vero e proprio festival costituito da molteplici interventi: pratiche performative, proiezioni, talk e performance-lectures, dj set e live set.
Al contrario, è il concept stesso di Teatrum Botanicum che va plasmandosi a posteriori, agendo da aggregatore tra i vari interventi ricevuti, creando diversi percorsi attraverso lo spazio del PAV. Con il supporto di docenti, artisti, teorici e coinvolgendo alcuni giovani curatori, sono stati individuati più di venti artisti o gruppi di artisti, dalle cui proposte è scaturita la vera e propria fase di elaborazione progettuale. Un processo aperto, basato su dialoghi talvolta individuali e talvolta collettivi, che vede i partecipanti coinvolti in ogni fase. Dall’analisi del portfolio ai sopralluoghi nello spazio, dalla discussione di frangenti concettuali e teorici alle dinamiche relative all’allestimento e alla comunicazione, Teatrum Botanicum vuole essere il risultato di uno sforzo collettivo che sia in grado di generare nuove relazioni e reti di contatto non solo tra il PAV e gli artisti, ma anche e soprattutto tra gli artisti stessi, spesso provenienti da contesti, aree geografiche e background formativi differenti. L’obiettivo è amplificato dalla natura multidisciplinare del programma, rifiutando una concezione della cultura divisa in compartimenti stagni e isole iper-specializzate, a favore di ibridi tra media, forme e registri comunicativi. L’ecosistema PAV, in occasione di Teatrum Botanicum, si lascia infestare, per così dire, da una costellazione di organismi in crescita, pronti ad aprire una pluralità di declinazioni nella lettura dell’enorme questione relativa al concetto di ambiente. Ambiente inteso in senso stretto, attraverso domande e provocazioni sull’urgenza del problema ecologico, ambiente come entità vegetale ma anche come spazio urbano, come teatro della dimensione sociale, come attore stesso di questa dimensione.
Molti lavori interrogheranno la comune percezione dicotomica che si ha del rapporto tra natura e cultura, altri ci porteranno a riflettere sul modo in cui viviamo quotidianamente i nostri ecosistemi, che essi siano posti nel paesaggio rurale, nel contesto urbano o negli spazi interstiziali. Una mostra all’interno della mostra analizzerà il ruolo e l’esistenza degli oggetti in uno spazio naturale. Ulteriori spunti guarderanno al di là dello spazio che ci è prossimo, quello del nostro paese, rivolgendo lo sguardo ora alla situazione internazionale, ora alle questioni post-coloniali.
Al calare del sole, la dimensione prettamente visiva lascerà spazio ad una serie di live e dj set che invitano lo spettatore a fruire in maniera diversa dello spazio di un’istituzione d’arte contemporanea.
Gli artisti coinvolti sono: Bombing Sempione, Roberto Cattivelli, Marina Cavadini, Marco Ceroni, Emma Ciceri, Laura Cionci, Davide Dicorato, Discipula, Sara Enrico, Andrea Famà e Valeria Dardano, Giulia Gallo ed Enrico Partengo, Lucia Guarino, Davide La Montagna, Francesco Liberti, Andrea Magnani, Valerio Manghi, Edoardo Manzoni, Daniele Marzorati, Isamit Morales, Gabriele Nicola, Giulia Pellegrini, Isabella Pers, Tiziana Pers, Elena Radice, Massimo Ricciardo, Valentina Roselli e Marco Scarcella, Stefano Serretta, Francesco Snote, Mars Tara.
Progetto Objectocene: Mirko Canesi, Fiorella Fontana, Aurora Paolillo, Ambra Pittoni, Stefano Serusi. A cura di Clara Madaro.
Intervengono nel programma di talk Bombing Sempione, Leonardo Caffo, Zoe De Luca, Ilaria Genovesio, Lisa Kemmerer, Azzurra Muzzonigro, Parasite 2.0, Ambra Pittoni, Elvira Vannini.
Performance live di Petit Singe, Ramona Ponzini, Luca Garino.
Dj set a cura di Primo Amore e TDC Tana del Cobra.
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Sara Enrico con Cut Out porta dei lavori realizzati con materiali di scarto industriale e una serie di oggetti che richiamano elementi organici: in realtà essi sono finti e verranno installati nel contesto di Trèfle un muretto fatto con altri residui industriali trovati durante gli scavi di costruzione del Pav; si crea perciò un dialogo tra materiali, i quali attraverso un gesto estetico acquisiscono una nuova vita in forme organiche simili a piante infestanti o strani animali.
(Estratto dall’intervista a Giulia Mengozzi, curatrice del progetto, per ATPdiary, 2016)